Conferenza stampa sul tema "Sensibilizzazione dei minori ad un utilizzo responsabile dei videogiochi".

Scusate, avrei dovuto postarlo prima ma non ci ho pensato. Leggete, avrete di che discutere. (L'articolo lo trovate in prima pagina su Game Pro n°14. Grande Metalmark!!!)


Mercoledì 18 Giugno, ore 10:30. In un hotel al centro di Roma, il MOIGE, Movimento Italiano Genitori, tiene una conferenza stampa sul tema della "sensibilizzazione dei minori ad un utilizzo responsabile dei videogiochi".
Si tratta di una campagna condotta con il contributo di Microsoft Xbox e il patrocinio del ministro per le politiche per i giovani, dell'Istituto Italiano di Ortofonologia, della Società Italiana di Psicologia e di PSIConline.
A parlare, tre oratori: Maria Rita Munizzi, Presidentessa del MOIGE, Maurizio Zazzaro, Country Manager della divisione intrattenimento di Microsoft Italia e Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva.
In sala, un'unica rappresentanza per la stampa specializzata: Sprea Editori. Comincia la conferenza.

Sorprendentemente, il MOIGE adotta un approccio soft, ragionevole. La Munizzi sottolinea, risultati di uno studio SWG alla mano, come il videogioco si diffonda sempre più tra i bambini e come l'età di accesso tenda ad abbassarsi. E' Quindi importante, spiega, che i genitori seguano i propri figli, verifichino che non trascorrano troppo tempo davanti allo schermo e si assicurino che non utilizzino i giochi adatti a loro.
Il dottor Zazzaro, referente italiano di Xbox, si associa e rimarca da una parte l'importanza del PEGI, dall'altra le possibilità di parental control offerte da Xbox 360.

Poi, però, prende la parola il Professor Bianchi di Castelbianco.

Con un colpo di mano, l'illustre psicoterapeuta si mostra più realista del re, offrendoci autentiche perle di saggezza: tutti i ragazzi responsabili delle stragi nelle scuole erano videogiocatori; i videogiochi non divertono ("sfido chiunque a entrare in una sala giochi e sentire una risata" dice il Prof); il PEGI è inutile perchè non si vede e non si capisce; i giochi più venduti sono i violenti picchiaduro. E altro. Tutti sono quantomeno sorpresi, e il dirigente Microsoft è in evidente e giusto imbarazzo: tenta, con ironia e gentilezza, di minimizzare, precisare, operare dei distinguo.

Ci arrabbiamo davvero. Professore, non le viene il sospetto di stare parlando di qualcosa che non conosce? L'attacco è circostanziato, garbato ma molto duro e diretto. Il luminare si inalbera, usa l'argomento dell'autorità e dell'ipse dixit. Ho scritto dei libri. Visito 5000 bambini all'anno, che piangono, urlano e vomitano dopo ore passate con videogiochi violenti, che li stressano.

Certo, Professore, ma sono bambini malati o che hanno dei problemi. Che cosa c'entrano i videogiochi? Ma lei conosce i videogiochi? Vuole dirci qualche titolo di giochi buoni e qualcuno di giochi cattivi? Mi metta a tacere con i fatti.
Ora il celebre accademico è furibondo.

Lei lo conosce il gioco dove si picchiano gli omosessuali e si urina su di loro? Mi dice.

Forse parla di Postal 2? Ribatto.

No, replica. E continua: vede? Lei è un ignorante, non è preparato nemmeno sulla materia del suo lavoro. Insulti che, a conferenza finita, reitererà nei miei confronti quando mi presenterò per stringergli la mano, in segno di civiltà ed educazione, e per lasciargli il mio biglietto da visita.

Che dire? Sarò ignorante io, eppure è bizzarro che, dopo il nostro, tutti gli altri interventi siano stati tutti volti a contraddire il Professore, compreso quello di Thalita Malagò, segretario generale AESVI, l'associazione di categoria dei publisher italiani di videogiochi.

La conclusione è semplice: se si sale in cattedra per parlare di qualcosa, bisogna essere qualificati per farlo, altrimenti si rischia di essere sbugiardati.


FINE ARTICOLO.

Che figuraccia, ma se lo merita eheh! Però questo Moige così accondiscende mi inquieta!