Time Extend: Gregory Horror Show

Prosegue la serie di recensioni dedicate ai giochi che hanno lasciato il segno (nel bene e nel male, vedrete nelle prossime) by Game Pro

si dia inizio alle danze


Gregory Horror Show



Formato: PS2
Publisher: Capcom
Sviluppo: Interno
Origine: Giappone
Anno di uscita: 2003


Una porta sbatte, l'impiantito scricchiola, e lungo il buio corridoio si trascina stancamente una figura familiare.
Gregory, candela alla mano, è in piena ronda, e controlla che i suoi clienti dormano bene.
Benvenuti a Gasa Gregory, esempio di sinistra casa videoludica a metà strada tra la villa di Luigi e la casa di Jet Set Willy.

Ma allora solo l'ennesima casa infestata nell'elenco, un guscio vuoto dipinto con ombre e ragnatele e poco altro?
Non proprio, perchè questa casa di fantasmi in particolare è piena fino alle travi del soffitto di ogni tipo di compagnia.

La brutta notizia è che siete impazziti: un completo collasso vi ha lasciato intrappolati in un hotel immaginario dove l'unica speranza di fuga è rappresentata da una Morte dall'aria solare che vi parla con l'accento del Bronx e che vi convince a vagare ogni notte per i corridoi mietendo vittime tra gli ospiti, rischiando la vita e le estremità e sfidando paranoia, melanconia e una siringa gigante nella testa.

Ma non preoccupatevi: in fondo è solo un gioco, no?

Un semplice collect'em up di Capcom con grafica cartoon e un cast eccentrico.
Cosa potrebbe mai essere minaccioso?

C'è un'altra brutta notizia: anche il gioco è impazzito.
O sicuramente così sembra. Gregory Horror Show dà l'impressione di soffrire di una crisi d'identità, incastrato tra l'estetica pastellosa di Animal Crossing e lo strisciante sadismo di Silent Hill.

E dunque, mentre i colorati personaggi che saltellano per Casa Gregory paiono suggerire una bella risata di stampo papermariesco, il gioco è come ammutolito, e quegli ospiti buffoneschi che portano nomi come Neko Zombie o Hell's Chef sembrano trafitti da manie incomprensibili oppure, a scelta, oppressi da allucinanti preoccupazioni.



Per chi ha famigliarità con il brand originale, questa non sarà certo una sorpresa. Il gioco Capcom, che si basa sull'omonimo anime di Naomi Iwata, è fadele alla materia che tratta e ne prende in prestito effetti sonori, personaggi e affirittura intere sequenze animate.
Per chi, invece, non fosse ancora un iniziato, il fatto che un gioco apparentemente grazioso si riveli una sorta di survival horror, per giunta esigente e severo, è spesso troppo da sopportare.
Molti giocatori abbandoneranno subito il gioco con una smorfia di disgusto convincendosi che le missioni siano oscure, che l'indicatore di salute funzioni in modo bizzarro e che questa variante di gioco stealth sia, in fin dei conti, tediosa.
In un certo senso, come biasimarli?

E' impossibile negare che, a livello di meccaniche, Gregory Horror Show sia spesso frustrante. Traendo spunto dagli elementi psicologici della serie animata, uno dei concetti centrali del gioco è che è la propria salute mentale, e non quella fisica, ad essere in pericolo durante il proprio soggiorno.
Sulla carta si tratta semplicemente di cambiare termine, ma di fatto i giocatori abituati a punti fermi come i medikit devono fare i conti con un miscuglio di erbe, succhi e (più strano che mai) libri, che possono essere tutti utilizzati per risanare la propria salute mentale.

A complicare le cose, la lotta contro una schiera allarmante di stati alterati che spaziano dalla stanchezza alla confusione per giungere dritti alla melanconia, man mano che si avanza nel gioco.
Per quanto inciampi in pianura, il gioco Capcom può vantare una sorprendente conquista in terreni più complessi.
Gregory Horror Show riesce a creare qualcosa che molti designer hanno a lungo ritenuto impossibile: un gioco singleplayer realmente concentrato sulle interazioni di un gruppo.

Tutto sta nel manipolare i PNG.
Ma questo non è The Sims. Anche se separare gli altri ospiti dalla loro anima richiede il familiare compito di entrare nell'intimità e infine comprendere tutto dei personaggi che vi circondano, il cast è molto più complesso del mix di stereotipi offerto nei giochi Maxis.
Da Angel Dog a Roulette Boy, dalla sensuale e sadica Nurse Catherine al misterioso e fulgido TV Fish che nuota nei sotterranei, Gregory Horror Show riunisce un gruppo di personaggi più spassosi, terrificanti e affascinanti che mai si incontreranno in un gioco.
Ed è un bene che siano affascinanti, visto che il gioco gira quasi unicamente attorno allo spiarli da una postazione sicura per poi seguirli ostinatamente la dove il loro ghiribizzo li conduce all'interno dell'hotel.
Per quanto spiare e sgusciare via possa sembrare un lavoro ingrato, presto si evolve in qualcosa di completamente inaspettato e diventa prima dispersivo, poi sommamente trascinante.

Gli scorci sulla vita privata dei "colleghi" sono sia comici che commoventi: anche i più mostruosi e ostili di loro offrono momenti di sorprendente tenerezza.
Spiare l'orripilante Catherine mentre singhiozza e s'ingozza di ciambelle davanti al suo programma preferito significa che non vi sentirete nella stessa maniera la prossima volta che vi affonderà la sua siringa gigante nel cranio, e guardare la schizofrenica Lost Doll mentre raccoglie fiori in giardino serve ad umanizzare una delle creazioni più spaventose e astratte del mondo dei videogiochi.

Il risultato di questo approccio è una reinterpretazione fresca e genuina dello stealth che trascina meccaniche logore ben lontano dal loro comodo angolino di stabilimenti immersi nella notte e silos missilistici, rimuovendo tutte le solite giustificazioni al gusto di geopolitica nucleare e piazzandole in un ambiente domestico che, per quanto sghembo, rimane riconoscibile e umano.
Ecco, per la prima volta, uno stealth game che richiede di pensare davvero alla privacy: è un problema sollevato ogni volta che si spia da un buco della serratura, ogni volta che si mette a soqquadro una stanza nella speranza di trovare un'erba miracolosa scovando, invece, qualcosa di personale, come un libro o un letto vuoto "ancora tiepido".

E alla fine dell'avventura, nonostante gli attacchi cruenti degli altri ospiti e le loro abitudini inquietanti, nonostante il fatto che il manuale si dolga di informarvi che essi stessi (e qui spoiler perchè c'è una parte della trama)

Spoiler:

ci si potrebbe ritrovare a chiedersi chi è il vero cattivo.
Raramente è richiesto all'eroe di un videogioco di comportarsi così poco eroicamente.
Quel che inizialmente sembrava un lineare susseguirsi di missioni vira verso qualcosa di molto più disturbante: non si sta solo invadendo la privacy degli altri personaggi, ma viene chiesto anche di sfruttarli a proprio vantaggio.

Più spesso di quanto non accada, il modo migliore per guadagnare il controllo dell'anima di un personaggio è sondare le loro debolezze e far leva su quelle.





Significa predare sulla paranoia di Cactus Gunman, ad esempio, bussando alla sua porta e correndo a nascondersi finchè, sopraffatto dal panico, non lascierà la sua anima prima di correre a nascondersi.
E la finta bussata è la minore dei crimini.

Col procedere del gioco si dovranno guastare i piatti dello chef, far inciampare la gente con bucce di banana e, in una sequenza memorabilmente nauseante, manipolare il senso di colpa di un bambino per arrivare a suo padre.

Ciò che conferisce a tutto questo un brivido oscuro di cui giochi più violenti difettano è che si tratta di malefatte verosimili contro personaggi che, per quanto non sempre in simpatia, bisogna prima aver conosciuto.

I giochi si basano spesso sullo sfruttamento dei punti deboli dei nemici, ma si tratta di punti deboli più simili ad un occhio gigante che a una pronunciata tendenza alla solitudine.

Rigirare il coltello in simili faccende può essere molto più spiacevole che uccidere prostitute in GTA.
E, sempre ponendo il fulcro sui personaggi, il gioco non pretende solo che si faccia l'impensabile, ma si accerta per bene che subiate le conseguenze delle vostre azioni. Le vostre vittime non scompaiono semplicemente nel nulla una volta sconfitte: continuano a vivere, notte dopo notte, covando un pericoloso rancore.

Alla quarta sera, questo gioco è ormai una versione velenosa e distorta di Pac-Man, con le vittime del giorno precedente che vi inseguono senza requie mente si tenta freneticamente di manipolare i nuovi arrivati.

Quindi, laddove l'indicatore della salute è il caos, progredire può risultare confuso e molti hanno visto nell'osservazione continua e nella fuga un anatema contro i motivi per cui prendono un pad in mano, l'accento posto sull'approfondimento dei comprimari fino a renderli quasi delle persone realiindica che Gregory Horror Show raggiunge qualcosa di molto più notevole di altri titoli magari più rifiniti.
E nonostante ogni personaggio si riduca in effetti a poco più che un problema di gestione del tempo e di pensiero latente, per quanto l'ossatura dell'interazione con loro sia limitata, il vero enigma sta nel capire gli altri ospiti a un livello abbastanza profondo da prenderli la dove sono più vulnerabili, o provocarli fino a far perdere loro la calma.





Se è vero che nei videogiochi passiamo tanto tempo a sparare ai nemici perchè è al momento l'unica interazione che riusciamo a ricreare con un qualche successo, allora Gregory Horror Show, il flop di Capcom dallo stile ingannevolmente fumettoso, è parecchi passi avanti.

E se questo è il caso, allora questo piccolo, folle gioco che ha confuso tanti dei suoi giocatori potrebbe essere, dopotutto, sorprendentemente lucido.

by Game Pro

gregory horror show mai sentito nominare ma mi piace XD

io ne avevo sentito parlare ma lo stile grafico non mi attirava per niente, però dopo aver letto l'articolo e aver visto un filmato di gioco devo ammettere che non mi aspettavo un'idea del genere da capcom, mi spiace che non abbia avuto fortuna, ma con una grafica così particolare e un gameplay del genere penso sia un miracolo se è uscito dal giappone


ps inoltre su youtube ci sono tutte le puntate dell'anime, ma non le ho ancora guardate

Sconosciuto anche per me, ma concordo con voi, da provare sicuramente.

si ma chi lo trova più per play 2... ...vengo a conoscenza di giochi così particolari solo dopo anni......probabilmente 3-4 anni fa non l'avrei manco degnato di uno sguardo, tant'ero puntato sulla grafica e sul progresso tecnologico, invece in questi ultimi anni ho finalmente compreso l'importanza del contenuto psicologico dei videogames, e penso che questo gioco si sarebbe meritato molto di più.

non so perchè ma mi ricorda tim burton